Sulle orme di Ulisse – Villa Scalera

Campi Flegrei sulle orme di Ulisse, Enea e i patrizi Romani.
La meravigliosa e profumata area dei Campi Flegrei, terra ricca di splendidi paesaggi intrisi di una storia antica quanto gli albori dell’Occidente.
Partendo da Pozzuoli, la città che da il nome al golfo, si possono raggiungere lungo la costa e nell’entroterra piccoli centri che dopo anni di abbandono hanno ritrovato nuova luce.
Cuma, Baia, Bacoli e Miseno, baciate dal sole anche quando piove a Napoli, sono immerse nel verde della macchia mediterranea che dalle colline si spinge sino al mare.
La parola “Flegrei” deriva dal greco antico Flégo che significa ardo, brucio, questo dall’origine vulcanica dell’area che nel corso dei millenni ha cambiato più volte la sua topografia.
Questa peculiarità ha arricchito i terreni di ceneri, tufi, lapilli ed altri microelementi che hanno reso all’uva flegrea aromi e sapori di grande prestigio. La Falanghina, il bianco locale che deve il suo nome al vecchio sistema di sostegno delle viti tramite pali chiamate appunto falangi, è la regina delle tavole imbandite con i piatti a base del pesce e dei frutti di mare tradizionalmente allevati in zona, mentre il vino rosso “Per e palummo”, chiamato così per la forma del graspo d’uva simile al piede di piccione, si sposa magnificamente con i prodotti coltivati nell’entroterra alla collina dove sorgeva il Tempio di Giove..
Durante il III sec. a.C. il poeta greco Licofrone raccontava che lungo questo tratto di costa Bajos, il nocchiero di Ulisse, vi morì e fu sepolto.
Da allora il nome rimase ad identificare la località posta lungo la via per Miseno, Baia appunto, dove l’impareggiabile bellezza dei luoghi, combinata con la presenza delle fonti idrotermali, spinsero alcuni tra i più importanti esponenti dell’aristocrazia senatoria romana ad edificare ville per lo svago e l’ozio.
In quest’epoca il poeta latino Orazio scriveva: “Nessun golfo al mondo risplende più dell’amena Baia”, ed ancora oggi ammirando il panorama che si offre allo sguardo dall’alto del Castello Aragonese, non possiamo che dargli ragione.
La fortezza fu costruita nel 1495 sotto l’ordine del Re Ferdinando D’Aragona che intendeva salvaguardare la costa del proprio regno da un eventuale attacco francese. Costruito sul punto più alto di Baia il maniero sembra ancora oggi vegliare alla tranquillità del golfo di Pozzuoli, attendendo, oramai invano, che navi avversarie appaiano all’improvviso al largo di Capri, Ischia o Procida. Le statue di Ulisse e Bajos, intenti ad ubriacare il ciclope Polifemo per sfuggire dalla sua cattura, furono ritrovate al largo di Punta Epitaffio insieme ad altre raffigurazioni che adornavano il Ninfeo dell’imperatore Claudio.
In fondo al mare, per la gioia dei subacquei, sono state poste copie delle statue così da ricreare l’atmosfera originale della fontana.
Poco lontano si trova la villa dei Pisone, presso la quale venne ordita una congiura contro l’imperatore Nerone che, avendola scoperta, vendicò l’affronto in un bagno di sangue. Immergendosi nel blu intenso delle acque baiane varie sono le sorprese archeologiche che si rivelano fra i tre ed i sette metri di profondità.
Qui giacciono i resti di antichi mosaici, delle prime strade urbane e del Porto Giulio, che secondo un grandioso progetto mai portato a termine doveva congiungere tramite un canale Roma a Baia e Miseno, dove risiedeva la flotta imperiale. Giulio Cesare, Caligola, Claudio e Nerone sono solo alcuni dei grandi personaggi storici che amavano trascorrere qui lunghi periodi di riposo tra sontuosi baccanali o godendo dei benefici effetti delle termene.
Poco distante da qui un’altra località turistica deve il suo nome ad un personaggio epico: Miseno il trombettiere di Enea che sfidò il Dio Nettuno al suono della tromba.
Lo sperone roccioso di Capo Miseno si getta nelle acque del mar Tirreno che lambiscono la spiaggia dorata del Capo.
I Campi Flegrei sono un filtro concentrato di storia antica, mediterraneo, medio evo ed epica, senza contare i vini di raffinata bontà, il pesce fresco e le terme… A parte l’orizzonte c’è altro ancora.

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